È il Lago di Mezzo a dividere la città di Mantova dalla sua zona industriale storica, che conta ad oggi più di un secolo di vita.
Il luogo, caratterizzato dalla presenza in abbondanza di acqua, è stato dedicato alla produzione della carta dall’inizio del Novecento.
Gli edifici dell’industria si sono modificati e ampliati nel corso dei decenni, fino agli anni Cinquanta: gli anni del boom economico. Coerentemente con l’aumento del benessere in tutto il paese, si verificava anche un aumento smisurato della richiesta di carta nel mercato dell’editoria. Era necessario ammodernare i cicli di produzione per renderli più produttivi, così fu sviluppata una nuova tecnologia dalla Beloit Italia: una macchina, detta “di quattro altezze” a ciclo continuo che trasformava la pasta di legno in carta di giornale. La sua caratteristica? La lunghezza: oltre 100m lineari di macchina che richiedono uno spazio libero da appoggi per 160m.
Dimensione enorme che necessitava, ovviamente, di una copertura fuori dall’ordinario, condizione che portò all’inizio degli anni Sessanta alla progettazione e realizzazione dell’edificio simbolo della Mantova moderna e industriale del secolo passato: la cartiera Burgo.
Al contrario della percezione contemporanea dell’industria, che vede una società attenta da un punto di vista ambientale alle trasformazioni del territorio, la retorica dominante dell’epoca vedeva nell’industria il simbolo dello sviluppo economico e tecnico di un’Italia che stava diventando uno dei paesi più sviluppati in Europa.
Sono anche gli anni dell’enorme opera di costruzione dell’Autostrada del Sole, che conta al suo interno più di 400 ponti.
In questo contesto economico e culturale, per cercare una soluzione di copertura alla straordinariamente lunga macchina dell’industria Burgo, entra in gioco Pier Luigi Nervi, progettista, ingegnere e imprenditore all’apice della sua popolarità in quegli anni. Progettista insieme all’architetto Gio Ponti del “Pirellone”, grattacielo ardito che si stagliava nello skyline milanese in quegli anni, era diventato uno degli ingegneri più famosi al mondo in seguito della progettazione degli edifici per le olimpiadi tenutesi a Roma negli anni ’50: le sue audaci coperture, grazie alle immagini alle spalle degli atleti, stavano facendo il giro del mondo.
L’edificio della cartiera, caratterizzato da un’apparente semplicità, è in realtà un ingegnoso connubio delle due tematiche più esplorate in quegli anni: è una copertura (questo sarà infatti l’edificio che andrà a coprire la nuova tecnologia per la produzione della carta, macchina caratterizzata dall’eccezionale lunghezza) ma è - soprattutto - un ponte!
Nonostante appaia come un semplice parallelepipedo in appoggio sul terreno, le pareti verticali che circondano la scatola, non sorreggono la grande copertura in acciaio, ideata dall’ingegnere Gino Covre, con il quale Nervi aveva appena collaborato per il Palazzo del Lavoro di Torino. La struttura portante è infatti costituita da due grandi coppie di piloni a forma di lambda in cemento armato gettati in opera, che sorreggono la copertura di circa 250 m per 30 m attraverso 12 catenarie in acciaio. L’edificio è così formato da una piastra che, come in un ponte, è sorretta dai due grandi cavalletti: queste caratteristiche fecero sì che fosse rinominata “la fabbrica sospesa”.
La cartiera Burgo di Pier Luigi Nervi tutt’ora emerge nel paesaggio pianeggiante del Parco del Mincio, al di là del centro storico della città, e continua a mostrarsi nella sua originale soluzione progettuale: così, dal 2016 è sottoposta al vincolo di salvaguardia per il suo valore architettonico.
Tuttavia, la cartiera non racconta solamente dell’audacia dell’ingegneria del secondo Novecento, ma anche di una industria che ha costituito un territorio per più di un secolo, influenzando le sue trasformazioni e il suo rapporto con l’elemento più importante per la storia di Mantova: l’acqua.