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4 Mantenere un instabile equilibrio - il Vasarone

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Il Vaso di Porto o Vasarone è l’opera idraulica inserita nel Ponte dei Mulini che permette fisicamente il passaggio delle acque tra il Lago Superiore e il Lago di Mezzo.

Tecnicamente quest’opera prende il nome di “scaricatore” e la sua funzione, fondamentale per il mantenimento del sistema, è quella di permettere il controllo del passaggio delle acque e regolare il livello del Lago Superiore.

Originariamente l’acqua passava anche dai 12 mulini che erano presenti sul ponte. Oggi, che i mulini non ci sono più, il passaggio dell’acqua è ripartito tra il Vasarone e l’altro scaricatore, la Vasarina, dove abbiamo già visto, è stata costruita la centrale idroelettrica che porta lo stesso nome.

Il Vasarone è un’apertura, un canale che attraversa tutto il terrapieno del ponte. A chiudere questa apertura ci sono tre grosse paratoie; tre porte di acciaio che si possono sollevare e abbassare a piacimento, lasciando così un passaggio più o meno ampio, sotto di esse, in cui l’acqua può scorrere per gravità da un lago all’altro.

Un’opera idraulica di questo tipo consente di regolare con grandissima precisione il livello dell’acqua a monte delle paratoie (nel nostro caso quindi, il livello dell’acqua nel Lago Superiore) indipendentemente da quanta portata, ossia da quanta acqua, stia passando.

Per mantenere così stabile il livello dell’acqua, nonostante la grande variabilità delle portate in ingresso al lago, la regolazione delle paratoie deve essere pressoché continua.

Questo è un elemento invisibile dell’ambiente in cui siamo immersi e di cui dobbiamo tenere ben conto in tutto il nostro ragionamento: il Mincio, così come molti altri fiumi italiani, non ha più nulla di naturale nel suo regime. La quantità d’acqua che scorre nel suo letto, così come i livelli sono da noi decisi, pianificati e controllati in base alle nostre necessità.

Questo controllo minuzioso delle acque non riguarda però solo il fiume. È una gestione continua e silenziosa che si estende su tutto il territorio. Perché così come ha fatto per i laghi di Mantova, l’essere umano ha imparato a gestire lo scorrere delle acque su tutto il territorio, attraverso il controllo dei canali naturali e la creazione di altre migliaia di chilometri di corsi d’acqua artificiali.

Una regolazione ancora una volta finalizzata a soddisfare i nostri bisogni, a portare l’acqua dove serve e ad allontanarla da dove non serve, in un equilibrio continuo tra bisogni essenziali, interessi economici e sicurezza idraulica.

La gestione delle acque è una cosa complessa, che deve essere definita e attuata giorno per giorno, ora per ora e che coinvolge diversi enti e istituzioni.

È resa possibile da decine di manufatti che devono essere continuamente controllati e regolati e da centinaia di persone che pianificano, decidono e si muovono sul territorio per assicurare il corretto funzionamento di tutto questo complesso sistema.


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È evidente quindi che il rapporto tra umani e ambiente naturale - in contesti urbani e periurbani - è davvero complicato.

L’ecosistema in cui ci troviamo oggi (i Laghi di Mantova) ha origini artificiali, ma è altrettanto evidente che nei secoli si è completamente ri-naturalizzato.

Al contempo, abbiamo scoperto, nelle ultime due tappe del nostro viaggio, che l’assetto naturale, così pregiato delle zone umide e dei Laghi di Mantova è tutt’altro che stabile. È una realtà che esiste e può mantenersi nel tempo solo se mantenuta artificialmente con una continua opera di regolazione delle acque e di allontanamento della vegetazione in eccesso e dei sedimenti.

Possiamo dire che stiamo vivendo un'esperienza di viaggio in un sistema artificiale, completamente rinaturalizzato, ma mantenuto naturale artificialmente.

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