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11 Mantova imprendibile

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Tra tutte le motivazioni che spinsero la cittadinanza mantovana a creare i 4 laghi intorno alla città la più importante fu, come abbiamo già detto, la consapevolezza che essi avrebbero costituito una eccezionale difesa militare passiva nei confronti dei tentativi di invasione.

E così effettivamente è stato, per oltre 4 secoli.

Dalla posizione in cui siamo, vedendo la città lontana, dall’altra parte del lago, si può ben capire quanto potesse essere difficile, 800 anni fa, riuscire ad assediarla e conquistarla.

Grazie alla sua posizione e alle sue opere idrauliche Mantova acquistò presto la nomea di essere imprendibile. Le cronache storiche raccontano di tentativi di assedio fallimentari, di piani e progetti nemici per prosciugare i laghi che non raggiunsero mai i risultati sperati, di prove di potenza tecnologica dei mantovani basate sulla capacità di muovere le acque a proprio piacimento.

Gabriele Bertazzolo, ingegnere al servizio dei Gonzaga, nel suo “Discorso sul sostegno di Governolo” del 1609 diceva, senza mezzi termini, che Mantova era considerata una delle città più forti del mondo proprio in virtù della presenza dei laghi.
Citando l’umanista del XV secolo Bartolomeo Sacchi, precettore dei figli di Ludovico III Gonzaga, il Bertazzolo ci ricorda che “Mantova, fra tutte le città d’Italia, è difesa dalla natura del luogo poiché un lago profondo e fangoso ne impedisce il guado, né una flotta può raggiungere le mura, poiché le erbe e le canne palustri ostacolano la navigazione”.

Il tentativo di prosciugare i laghi più celebre della storia di Mantova fu, probabilmente, quello operato da Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano e signore di Cremona, Brescia e Verona. Alla fine del XIV secolo Gian Galeazzo fece costruire una diga a Valeggio, sul fiume Mincio pochi chilometri dopo l’uscita dal Lago di Garda, nel tentativo di deviare stabilmente il corso del Mincio verso est, per favorire il territorio di Verona e per indebolire le difese idrauliche di Mantova, privandole di acqua. Il tentativo fallì: grazie a una minima presenza d’acqua garantita dalle molte risorgive i laghi non si asciugarono del tutto e, anzi, divennero una insormontabile palude. Nel 1397 inoltre la diga cedette e si formò un’onda di piena che, arrivata a Mantova, fece crollare la parte centrale del Ponte dei Mulini. Il tratto di ponte fu ricostruito con una iconica forma a semicerchio, che prese il nome di “La Rotta” e che rimase per tutta la successiva storia del ponte, fino ai bombardamenti alleati del 1944.

A testimonianza della capacità dei mantovani di gestire le acque a proprio piacimento e dell’impatto emotivo che questa capacità suscitava, vi riportiamo, ancora con le parole del Bertazzolo tratte dal suo Discorso del 1609, un aneddoto riguardante la visita dell’Imperatore Carlo V del 1530, venuto a Mantova per conferire a Federico II Gonzaga il titolo di Duca.

“Quando fu condotta dal Signor Duca la Maestà di Carlo Quinto Imperadori nella spiaggia di Migliaretto, à vedere una bellissima caccia apparecchiata di Sparvieri, et Astori, et venendo la Maestà sua à ragionamento con alcuni Gentiluomini, hebbe a dire, et quasi condolersi, che una Città nobile, magnifica, et importante, com’è Mantoua, habbia su le porte un così gran deserto, dove converrebbe havere superbi giardini, et fruttiferi horti, ò terreni.
Ma essendo risposto alla Maestà sua, che quello, che esso vedeva, era fondo del lago, il quale se bene all’hora era asciutto, che però a beneplacito dè Signori di Mantoua, vi potevano essere profondissime acque.
Alla qual risposta, soggiunse Sua Maestà, et disse: Quando sia così, è cosa non solo notabile, ma molto maravigliosa insieme, haver terra, e lago, à beneplacito, in un’istesso luogo, secondo l’occasione”.

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Nei giorni seguenti, il neo Duca di Mantova fece allagare quello stesso territorio...
“Il Signor Duca Federico per dar più gusto à Sua Maestà, volle che’l terzo giorno fosse condotto co’l Bucentoro, ov’era stato di già à veder la caccia dei falconi; onde prese tal stupore, vedendo così gran machina di lago, che poco mancò, ch’egli non negasse, che quello fosse il luogo, dov’era stato in carrozza et quantunque lo conducessero parimente per acqua alla Porta di Cerese, acciò si riconoscesse”

La grandezza di Mantova fu certamente dovuta a molti fattori ma è indubbio che la capacità di resistere agli attacchi militari e ai tentativi di conquista, in larga parte dovuta proprio alla presenza dell’acqua, abbia contribuito in maniera sostanziale a quel periodo di stabilità politica e quindi economica eccezionalmente lungo che ha caratterizzato la storia della città dal 1200 alla prima metà del '600.

Un tale periodo di stabilità permise ai signori di Mantova, i Gonzaga, al culmine della loro prosperità di dedicarsi fortemente, ricollegandoci ai contenuti della tappa precedente, anche agli aspetti culturali e artistici rendendo Mantova la incredibile città d’arte che è oggi.

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