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1 Ponte dei Mulini

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La nostra passeggiata alla scoperta dell’ecosistema dei laghi di Mantova non poteva che partire da qui.

Dal Ponte dei Mulini.

È con la realizzazione di quest’opera, infatti, che inizia, idealmente, la storia idraulica di Mantova e dei suoi laghi.

Il Ponte, che all’inizio della nostra storia non si chiama ancora “dei Mulini” ma solo “dello Zappetto”, non è solo un ponte. È una vera e propria diga, uno sbarramento che trattiene le acque del Mincio e permette al fiume di diventare il Lago Superiore, sulla cui sponda ci troviamo in questo momento.

Nell’antichità il fiume Mincio lambiva Mantova attraversando un territorio depresso che si estendeva da Rivalta, a nord, fino a Bagnolo, a sud, circondando interamente la città.

Si trattava probabilmente di un’ampia zona umida le cui caratteristiche erano mutevoli in base al clima: l’ambiente poteva variare nel corso dell’anno e presentarsi arido, paludoso o lacustre a seconda di quanta acqua scorreva naturalmente nel fiume.

Ci si rese presto conto che i laghi che si formavano quando il Mincio era in piena e invadeva quelle zone, rappresentavano per Mantova un elemento ambientale estremamente vantaggioso sotto molti punti di vista.

Per questo nella seconda metà del dodicesimo secolo fu affidato all’ingegnere bergamasco Alberto Pitentino il compito di rielaborare l’assetto idraulico del territorio, al fine di rendere stabile la presenza di 4 laghi intorno alla città.

Nacquero così:

il Lago di Sopra (oggi Lago Superiore) a nord,

il Lago di Mezzo a nord-est,

il Lago di Sotto (oggi diviso tra Lago Inferiore e Vallazza) a sud-est,

e il Lago Paiolo, che oggi non esiste più, a sud-ovest

Questi 4 laghi hanno reso Mantova, di fatto, un’isola.

Il Ponte dello Zappetto fu l’opera più importante, al centro di tutto questo nuovo sistema: un ponte diga completato nel 1198 che collega la città con il Borgo di Porto (oggi quartiere Cittadella).

Questo manufatto è ancora oggi l’opera idraulica che rende stabile la presenza del bacino artificiale che chiamiamo Lago Superiore.

L’idraulica intorno a Mantova si è poi sviluppata ulteriormente; nel corso dei secoli, dal 1200 a oggi, sono state realizzate molte altre opere che hanno portato fino all’assetto idraulico attuale. Ma la nostra storia inizia da qui, dalla prima opera con cui gli esseri umani sono intervenuti pesantemente e a proprio vantaggio sull’ambiente mantovano creando dei laghi dove una volta c’era un fiume.

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Cosa ha comportato per il fiume Mincio, dal punto di vista naturale, la creazione dei laghi di Mantova? Quali sono state le conseguenze sull’ecosistema fluviale?

Per poter rispondere bisogna innanzitutto capire cosa succede ad un corso d’acqua quando viene completamente modificato, trasformandosi da un sistema acquatico liberamente fluente (un fiume) a un sistema stagnante e bacinizzato (un lago).

Una tale trasformazione induce una risposta immediata e incontrovertibile di tutte le peculiarità e gli organismi che vivono al suo interno, che siano micro o macro, animali o vegetali.

Pesci quali barbi e scazzoni, che hanno una morfologia caratterizzata da una forma e da una muscolatura ottimizzata per vivere nella corrente, risalirla e saltare ostacoli, vengono sostituiti da pesci quali carpe, più grossi, lenti e incapaci di nuotare nella corrente di un fiume, ma meglio adattati ad ambienti lentici, poveri di ossigeno e con temperature più elevate.

Le piante acquatiche non hanno più la necessità di resistere a correnti molto forti e passano dall’essere filiformi e poco ingombranti all’avere foglie e fusti di maggiori dimensioni, per aumentare la propria capacità di fotosintesi in superficie e potersi ancorare a sedimenti posti a profondità anche di molti metri.

Il fondale di ciottoli e sassi tipico dei fiumi con una corrente sostenuta, lascia spazio a fondali fangosi, soffici perché quando la corrente rallenta le particelle (infinitesimali) sospese nell’acqua sedimentano e non ci sono forze capaci di trasferirle a valle.

Basta poco, un pizzico di spirito di osservazione, e anche un non esperto può iniziare a scoprire le peculiarità che differenziano un sistema fluviale da uno lacustre, e - soprattutto - può iniziare a scoprire le relazioni di causa ed effetto che legano tra loro le caratteristiche di un ambiente acquatico.

Diverse tipologie di ecosistemi acquatici sono caratterizzate da una miscela specifica di condizioni fisiche, chimiche e biologiche, fatte di velocità e profondità dell’acqua, di substrati, di scambi di gas tra la massa d’acqua e l’atmosfera, e di adattamenti evoluti dagli organismi per vivere in specifiche condizioni. Nel momento in cui si interrompe il flusso di un fiume, attraverso la realizzazione di uno sbarramento ed esattamente come è avvenuto a seguito della realizzazione del ponte su cui ci troviamo, tutto cambia. Il fiume diventa un lago artificiale, e si attivano autonomamente tutta una serie di processi ed eventi che cambiano i processi fisici e chimici, le comunità animali e vegetali e le interazioni tra gli organismi e l’ambiente. Il lago Superiore di Mantova ha circa mille anni di vita, iniziata proprio con la costruzione del Ponte dei Mulini. Ha una origine artificiale, voluta dagli esseri umani, e un assetto completamente diverso rispetto a quando era fiume.

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Più di 800 anni fa Mantova fu testimone di uno fra i primi, se non il primo, intervento di ingegneria idraulica dalla caduta dell’Impero Romano. Fu un intervento di interruzione del flusso del fiume Mincio per favorire un controllo delle sue acque utile allo sviluppo e alla protezione delle città. Un intervento che ha creato un ambiente nuovo e innescato una serie di dinamiche naturali che hanno portato alla genesi dei Laghi di Mantova. Oggi è un ecosistema unico e pregiato, tanto da essere classificato tra le aree umide di interesse internazionale.

Da qui parte, quindi, la nostra riflessione sul sottile confine tra ambiente naturale e ambiente artificiale e sul rapporto intenso che l’essere umano ha nel tempo intessuto con gli ecosistemi in cui vive e di cui è parte integrante.

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